RESURGO

C'è un paese in Sardegna dove si parla in veneto: il suo nome è Arborea.
Fondata nel 1928 con il nome di Villaggio Mussolini (successivamente Mussolinia) in un’area depressa, paludosa e malarica, Arborea è oggi al centro di una pianura ordinata dove decine di aziende agricole danno vita ad una delle aree più produttive di Sardegna. Gli abitanti hanno la fisionomia tipica del Nord, parlano il dialetto veneto, cantano le canzoni degli Alpini e perpetuano tradizioni antiche come la festa della polenta, tradizioni trasmesse fedelmente ai giovani che pure in Veneto non ci sono mai andati. 
Questa strana mescolanza di idiomi e volti è opera della Società Bonifiche Sarde (SBS) in primis e in seguito del fascismo: il presidente dell'SBS, l'Ing. vicentino Giulio Dolcetta, valutò che i sardi erano capaci solo per le opere di bonifica - dove vennero impiegati a migliaia - e che una volta terminati i canali e le infrastrutture idrauliche essi avrebbero lasciato spazio a famiglie di veneti e di altri continentali venuti a lavorare i nuovi campi strappati all’acqua. Li si riteneva più idonei al lavoro della terra e al lavoro in cooperazione, a dispetto dei sardi giudicati troppo individualisti. I pionieri della attuale ricchezza economica sono dunque i coloni, famiglie intere che il regime individuò con l’aiuto degli ecclesiastici locali e che lasciarono in massa le zone più povere di Lombardia, Romagna, Sicilia e soprattutto Veneto, per lavorare la terra sarda e sfuggire alla fame.
Ad Arborea la componente veneta della popolazione è rimasta maggioritaria sino al boom economico degli anni ‘60, che ha richiamato molti coloni sul continente in una perpetua migrazione alla ricerca di migliori condizioni di vita; ciononostante si stima che i veneti rimasti siano ancora una buona metà degli abitanti. D’altronde la zona di Arborea sembra una piccola Pianura Padana, se non fosse per le palme e gli eucalipti: gli stili architettonici predominanti sono il neoromanico e il liberty, così di moda nel nord Italia nella prima metà del '900 e assolutamente inediti per la Sardegna, a cui si aggiungono alcune punte di razionalismo negli ex palazzi del regime fascista. A perdita d’occhio un reticolo di poderi squadrati è diviso da filari di eucalipti ed intervallato da un reticolo di strade numerate in ordine crescente, dalla 1 alla 28 est e dalla 1 alla 28 ovest. 

 

Ringrazio lo storico Alberto Medda Costella e l'Associazione Veneti nel Mondo - sede Arborea per l'aiuto e il supporto nella realizzazione di questo progetto.


ENGLISH VERSION

Italy is a Country made by Regions that are very different one from another, and the Italians themselves are a sum of different populations. Their language, their features, their habits, even the cooking and the family structures come from two millennia of history that have not been absorbed by the “recent” unification under a common State in late 19th century. Architecture and landscape are also various. Between the Regions, the Veneto in the North and the big island of Sardinia in the middle of the Mediterranean Sea are opposite from every point of view. Nevertheless, in Sardinia there is a small village where the language is the Venetian dialect: its name is Arborea.
Founded in 1928 and named “Mussolini Village” (afterwards Mussolinia) in a mashy, malarial and depressed area, Arborea is actually the center of an orderly plain where dozens of farms contribute to one of the richest areas of Sardinia. The inhabitants look like typical northern Italian people, they speak Venetian dialect, sing the songs of the Alpines (a branch of the Army based on the Alps on the border with Austria). The young generations respect ancient traditions that come from Veneto and eat polenta like the people of the North, even if they have never been there.
This strange mix of languages and features is a heritage of the Fascism. The regime decided that the native Sardinians were only good for the reclamation works of the area – where thousands of them worked: after the completion of the canals and the hydraulic infrastructures they left the new fields to people coming from the continent, especially from Veneto, who were more able to cultivate and to cooperate together. The pioneers of the recent richness are therefore the colonists, families selected by the regime and the local ecclesiastics, people who left massively their poor homeland to start the cultivation of Sardinia and escape from hunger. In fact, many of the most important Regions of Italy were poor at that time: Lombardy, Romagna, Tuscany, Sicily and Veneto. The manager of the reclamation is a Venetian himself: engineer Giulio Dolcetta from Vicenza founded SBS (Sardinian Reclamation Company) in 1918.
The largest part of the population in Arborea has been Venetian since the Sixties, when a new industrial economic age started in the North: Therefore many colonists packed their bags again, in a never-ending search for better conditions. Nonetheless half of the inhabitants today are still Venetians. The area of Arborea itself looks like the Pianura Padana, the big plain between Turin and Venice. The buildings that come from that age are a mix of “Lombard neo-gothic style” and “Rationalist style”, two very typical styles for the North and absolutely new for Sardinia. As far as the eye can see, eucalyptus trees set a grid of squared estates, and skirt a monotonous sequence of roads named from 1 to 28 East and from 1 to 28 West. 


"Resurgo" on n°17, La Ricerca - Loescher Editore. (december 2019).